Rimini | Biodigestore, Uptown commissiona studio: Emissioni inquinanti pari a quelle di 1.700 di caldaie a gas, no diossina
In attesa di ricevere, presumibilmente entro domani, le risposte alle domande poste al Comune di Rimini, il comitato Rimini Uptown alle prese con il collaudo del biodigestore Hera Ca’Baldacci ne ha girata qualcuna anche a Leonardo Setti del dipartimento di Chimica industriale dell’Università di Bologna. Secondo Setti, l’impianto di San Martino “di per sé va bene poiché utilizza scarti e quindi risulta sostenibile nel tempo. Dobbiamo però valutare se è dimensionato sulla disponibilità degli scarti locali poiché nel futuro prossimo i territori gestiranno i propri scarti su scala comunale per cui avremo problemi seri sulla sostenibilità economica dei grandi impianti centralizzati”. L’impianto è sovradimensionato secondo il prof.
Setti, inoltre, spiega che“non abbiamo bisogno di produrre energia elettrica da biogas così come da biomasse legnose perché abbiamo già una copertura sufficiente attraverso il fotovoltaico, l'eolico e l'idroelettrico. Dovremmo invece produrre biometano, cioè biogas purificato a gas metano, da immettere nella rete di distribuzione del gas per alimentare le nostre caldaie a condensazione”.
Rispetto al biodigestore riminese, inoltre, incalzato dalla prima domanda del comitato conferma che l’impianto “di emissioni inquinanti ne rilascia, come dimostra il saldo positivo – spiegano dal comitato – che equivale a svariate migliaia di appartamenti con caldaia a gas”. Cioè perlomeno, fortunatamente, “le diossine non possono essere presenti perché non ci sono gli elementi chimici per formarle”. Tuttavia, purtroppo risulta impossibile, dall’analisi di Setti evitare l’inquinamento da trasporto. “La gestione degli scarti in qualsiasi modo la facciamo implica la movimentazione e per sua natura operazioni di collettamento in alcuni centri di stoccaggio. Tuttavia, se ogni Comune imparasse a gestire i propri scarti valorizzandoli, allora potremmo risparmiarci chilometri e chilometri di movimentazioni”.
Rispetto alla quantità delle emissioni inquinanti, Setti spiega che “una centrale da 1 megawatt elettrico cioè circa 2,5 megawatt termici complessivi brucia circa 4 milioni di metri cubi di biogas che corrispondono a 2 milioni di metri cubi di biometano cioè l'equivalente del gas metano (il 50% del biogas è anidride carbonica). Siamo quindi a circa 1.700 caldaie da 25 chilowatt ma con una differenza che il biodigestore consuma mediamente 5.500 metri cubi di gas al giorno mentre le 1.700 caldaie consumano mediamente nei 140 giorni invernali 12 mila metri cubi di gas al giorno anche se in pieno inverno avremo dei picchi da quasi 24mila metri cubi di gas al giorno. D'estate, ovviamente, il rapporto si inverte e le stesse caldaie consumano mediamente circa 1.700 metri cubi di gas al giorno solo per l'acqua calda sanitaria. In pieno inverno alle 18, un comune di 1.700 famiglie ha mediamente una potenza accesa di 17 megawatt termici quale somma di tutte le caldaie accese contemporaneamente. Le emissioni sono concentrate d'inverno nelle case mentre sono spalmate su tutto l'arco dell'anno per il biodigestore. Le emissioni tra caldaie e biodigestore sono dello stesso tipo. Per semplificare molto, è come se d'inverno aggiungessimo 800 famiglie in più e d'estate 12 mila in più rispetto alle 1.700 che già emettono in maniera diffusa sul territorio”.
Intanto, qualcosa continua a muoversi a San Martino. Sembra stiano per partire nuovi esposti e che Arpa abbia chiesto un rapporto a Hera sull’incidente a inizio della scorsa settimana (in particolare sulle procedure attraverso cui i gas in eccesso sono stati liberati nell’ambiente).